M. Borri, ‘Lizori bottega d’arte umanistica’
Parto da una considerazione: in natura qualsiasi animale nel fare la propria tana possiede già una innata architettura, altrettanto l’uomo, attraverso la proporzione etica e logica del restauro può realizzare la forma o identità dell’ordine (vedi prima slide).
Ri-qualificare significa portare nuovo valore aggiunto a quanto già esiste, è la
capacità di riconoscere ed evolvere un valore in quanto funzione per l’uomo.
L’identità del nuovo valore deve rappresentare la continuità etica ed estetica di ciò che rappresenta in essenza l’etimologia della parola “architettura”.
L’antico significato di architettura ne testimonia l’altissima funzione di ricerca del nesso causale, cioè l’essenza, la ragione di esistere, il fondamento o scopo che attraverso la proporzione restituisce l’ordine originale a funzione umana.
Questo gli antichi lo sapevano molto bene, in quanto erano in grado di interpretare la saggezza del luogo, cioè decodificare l’informazione del valore identitario, cioè l’essenza della forma, ciò che rende intimo il luogo alle persone e viceversa.
Per contro, quando facciamo sovrapposizioni di identità, perdiamo l’essenza dell’orinale, oltre al fatto di realizzare un falso storico.
Architettura nasce da tre parole di estrazione pre-ellenica:
“Arché” > il principio;
“Tithemi” > porre;
“Ur – uror” > urgere;
Il significato è “porre il luogo nel modo in cui il principo urge”, cioè “Il principio che pone la forma”.
Quando un luogo incarna la forma del principio siamo di fronte ad un “genius loci”, cioè un luogo il cui valore identitario è finalizzato a significare l’essenza dell’ordine e della proporzione, quindi il luogo comunica un messaggio superiore di qualità che attiva la percezione estetica del bello e dell’ordine.
La FHN ha la sua visione umanistica che fonda le sue radici nella nostra storia. Perché la “Divina commedia” di Dante o il “Cantico delle creature” di S. Francesco a distanza di secoli ancora affascinano l’uomo? Perché sono trasmissione di valore umanistico. Attraverso il contenuto di queste opere viene comunicato ed esaltato il valore qualitativo dell’uomo. E’ il significato della forma intellettiva espresso in qualsiasi arte superiore. Significativo è l’esempio di Michelangielo che passava ore a scrutare i blocchi di marmo grezzo per individuarne l’implicita forma già in essi contenuta.
La nostra storia è ridondante di queste figure, quasi che la natura – attraverso l’opera di questi uomini – ami sottolineare l’ordine e la genialità a cui essa stessa appartiene. E’ il significato immanente in ogni uomo che si rende prometeico di azione corrispondente al proprio progetto di natura, e gli altri uomini ne riconoscono il senso in quanto anche essi fondati dall’identico principio. Questo significato è l’identico valore che troviamo all’interno di qualsiasi borgo che possa dimostrarsi un “genius loci”.
Questo è il biglietto da visita di borgo Lizori, chiamato così da chi ne ha colto le intrinseche qualità di alto valore umanistico. Lizori è un luogo realizzato a misura d’uomo grazie ad una una ‘forma mentis’ superiore che ha saputo portare valore aggiunto a quanto già esisteva.
Così come un reperto archeologico è la memoria o identità di un popolo, altrettanto un luogo rappresenta l’identità di forma del progetto di chi lo ha pensato e realizzato, quindi è comunicazione verso chiunque è capace di saper leggere l’intrinseco significato. In senso figurato il luogo è la proiezione intenzionale del concetto romano di “res clamat ad dominum”.
Qualsiasi borgo che evidenzia di essere stato realizzato a misura e funzione dell’uomo trasmette e facilita emozioni che possono elevare o quantomeno ripristinare quella dimensione umana che è alla base naturale del nostro vivere, ma che purtroppo oggi è sempre più sostituita dai nostri cellulari o PC. Ecco perché il borgo piace, perché risuona la stessa musica insita in ognuno di
noi.
La percezione sensoriale di energia positiva tipica di qualsiasi ‘genius loci’ è stata la musa ispiratrice per tutte quelle intelligenze che in questo borgo sono passate, stanno passando e passeranno, quindi è trasmissione di valore umanistico in quanto provoca, fa contatto con l’interiorità di qualsiasi individuo che già possiede una sensibilità verso il valore del vero, del buono e del bello.
Rispetto alla frenesia della città, il borgo – in quanto identità architettonica di un “genius Loci” – è un luogo intimo, circoscritto e mai dispersivo che facilita il contatto con se stessi, quindi apre le varie dimensioni emozionali che vanno dalla poesia, all’estetica, dall’arte al piacere di percepirsi come immanente senso-valore. E’ una presenza che rende possibile la connessione tra l’uomo e la sua divina proporzione.
In tal senso il borgo non nasce per il commercio o per l’economia, ma piuttosto per la convivialità dell’uomo a scopo creativo.
L’uomo che tende alla creatività è un irrequieto costantemente sollecitato all’azione qualitativa, una costante che si evidenzia in qualsiasi cosa faccia. In tal senso è un riformista solitario, perché attraverso l’azione oggettiva, prassica possiamo cogliere la sua funzione per l’uomo, in quanto il suo operato è espressione di valore umanistico e sociale.
Nel borgo la creatività estetica è presente in qualsiasi cosa, dalle sculture in pietra o in ferro alle ceramiche, dai complementi di arredo urbano alla realizzazione delle aiuole e del verde, sino alla spigolosa disposizione dei ciottoli del selciato (vedi seconda slide).
Questa naturale cornice ha permesso nel tempo una molteplicità di eventi tutti mirati ad una superiore conoscenza, parliamo di, mostre d’arte, defilé di alta moda, eventi culturali e musicali, oltre a convegni e seminari nazionali e internazionali di alta cultura, sia scientifica che artistica. Tante e diverse attività che trovano nel concetto Vitruviano di “uomo al centro”, la loro migliore espressione. Un uomo che attraverso l’azione evidenzia la capacità qualitativa della creatività, dove creatività è sinonimo di intelligenza, interiorità e intuito.
Sono i valori tipici dell’umanesimo che mettono sempre l’uomo al centro. Quale uomo? “L’homo faber” protagonista del proprio vivere. Lizori incarna i valori del protagonismo responsabile di qualsiasi uomo che diventa persona, cioè realizza se stesso all’interno del proprio progetto di natura, ed è grazie a questa filosofia di vita che è stato scelto come valore umanistico da ben quattro Fondazioni a scopo umanistico-esistenziale e due Associazioni internazionali una a rilievo scientifico e l’altra a rilievo artistico.